Papa Francesco condanna la guerra ma non esplicitamente Putin.
Molti hanno osservato che Papa Francesco nei suoi discorsi contro la guerra ha sempre evitato di nominare in modo esplicito il mandante di questo conflitto. Il Papa non condanna Putin e questo genera polemiche. Nella sua visita a Malta il Pontefice è tornato a palare di guerra ma si limita a condannare la guerra stessa senza citare i protagonisti. Questo è dovuto ad una questione diplomatica.
Il Papa parla della follia di “pochi che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone di influenza” ma non dice chi siano effettivamente questi pochi. Bergoglio parla di “invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche” che pensavamo “fossero ricordi oscuri di un passato lontano”. Il riferimento alla condanna della Russia è palese ma non condanna Putin.
Questa omissione del Papa è dovuta al fatto che deve tutelare le comunità di cattolici in Ucraina e Russia. Se arrivasse una condanna potrebbe riversarsi sui cattolici nella terra del conflitto e dare adito ad altre atrocità russe. Arriva però la condanna del vescovo ortodosso dei fedeli russi in Spagna e Portogallo a Putin insieme ai vescovi cattolici di Spagna. I capi di stato come Putin e come furono Hitler e Stalin vanno e vengono mentre le Chiese restano e si deve conservare la loro integrità e neutralità perché in gioco c’è la diplomazia vaticana più solida di tutte le altre al mondo.
L’omissione di Bergoglio come quella di Pacelli a Hitler
Pur denunciando quindi la crudeltà delle azioni e la disumana invasione e aggressione dell’Ucraina non ha mai nominato Putin. Perché il Papa non chiude le porte alla diplomazia e alla mediazione quindi non condanna i singoli. Ma questa mancanza è stata criticata da molti, tra questi il New York Times. Il quotidiano statunitense paragona questa omissione di Papa Francesco a quella di Pio XII quando nel 1939 difronte all’invasione della Polonia non condannò Hitler.
Lo storico Kertzer ha notato che “Anche Pio XII aveva anche cercato di bilanciare gli interessi interni e la richiesta pubblica di parlare chiaro, resistendo alla grande pressione di denunciare Hitler. Usò invece un linguaggio generico sugli orrori della guerra e Francesco gli sta ora facendo eco». Il problema è che questo equilibrio che cerca di mantenere il Papa rischia di far precipitare le cose. Secondo lo storico «qualunque cosa stia accadendo dietro le quinte, è il momento per Francesco di dire la verità sull’assalto omicida all’Ucraina. È il momento di chiamare le cose come sono. Questa è la guerra di Putin ed è il male».